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martedì

Malattie tiroidee e strategia Omotossicologica: dottor Giorgio Marcialis

L’Omotossicologia, fondata dal medico tedesco Hans-Heinrich Reckeweg (1905-1985), è una Medicina non convenzionale che fa da ponte tra l’Omeopatia e l’Allopatia (Medicina convenzionale).
Infatti, questa disciplina, pur affondando le sue radici nell’Omeopatia classica, fondata dal medico tedesco Christian Friedrich Samuel Hahnemann (1755-1843),  volge lo sguardo alla moderna Fisiopatologia e a questa si rifà in sede di diagnosi, tornando però ad avvalersi di sostanze preparate secondo i canoni della farmacopea omeopatica in sede di terapia.


L' Omotossicologia è una medicina complementare  efficace in numerose patologie; tra queste anche le malattie della tiroide . Una tra le malattie tiroidee più presenti nella popolazione e sempre più frequente è la tiroidite autoimmune di Hashimoto (descritta nel 1912 dal chirurgo giapponese Hakaru Hashimoto (1881-1934) e l’ipotiroidismo che spesso la accompagna.

La Medicina convenzionale (Allopatia), in questo caso, “mette a riposo” la ghiandola ed istituisce una terapia sostitutiva (si assumono, cioè, per bocca gli ormoni che la tiroide – in condizioni normali – avrebbe prodotto). 
Purtroppo, però, maggiore sarà il tempo in cui metteremo a riposo la ghiandola, minori saranno le possibilità che riprenda poi a funzionare correttamente.
 Nel frattempo, l’azione degli anticorpi (su cui questo tipo di terapia non ha alcun effetto) distrugge gradualmente, ma inesorabilmente, il tessuto tiroideo. Il risultato di queste due azioni (messa “a riposo” della tiroide + azione degli anticorpi) porta inevitabilmente all’ipotiroidismo, per cui il paziente è costretto ad assumere ormoni tiroidei a vita. Ma non basta. L’organismo, in un periodo di tempo variabile, tende ad abituarsi al dosaggio assunto, per cui diventa necessario aumentarlo continuamente. La maggior parte dei pazienti inizia assumendo 25 o 50 microgrammi di L-Tiroxina e, nel giro di un anno o due, arriva a prendere 100 microgrammi e più. Arrivati, però, ad un determinato dosaggio, non è possibile aumentarlo ancora, perché compaiono degli effetti collaterali che lo impediscono (tachicardia, nervosismo, insonnia, ipertensione arteriosa, mialgie diffuse, etc.).
Quindi, l’organismo richiederebbe una maggiore quantità di ormoni tiroidei, ma non è possibile soddisfare questa sua necessità. A questo punto, ricompaiono i sintomi tipici dell’ipotiroidismo. 
Alla fine, il risultato della terapia sarà di avere un paziente ipotiroideo, con i sintomi degli ipotiroidei, ma che è costretto comunque ad assumere ormoni tiroidei a vita.
Attraverso l’Omotossicologia, invece, purché residui un minimo di attività ghiandolare, è possibile riequilibrare la funzionalità tiroidea e curare il processo autoimmune causa della tiroidite. Gli ormoni omeopatizzati, come Tiroxina D6 o Triiodotironina D6, servono a stimolare la tiroide a produrre la quantità di ormoni necessaria all’organismo. La Glandula thyreoidea suis è un potente stimolo alla normalizzazione funzionale della tiroide, mentre alcune Interleuchine omeopatizzate (proteine con funzione di mediatori dell’infiammazione e delle risposte del sistema immunitario) hanno, invece, la funzione di realizzare una terapia causale che porti a risoluzione il processo autoimmune causa della tiroidite.

Nell’iperfunzionalità tiroidea,ipertiroidismo, invece, sono altri i farmaci omotossicologici in grado di regolarizzare la situazione complessiva, curando i sintomi più fastidiosi per il paziente, come la tachicardia e l’eccessiva magrezza.
I risultati delle terapie effettuate vengono valutati attraverso gli esami clinici (analisi di laboratorio, l’ecografia, ecc.) utilizzate per effettuare la diagnosi.
Se consideriamo, poi, che queste terapie, come detto precedentemente, non danno in genere effetti collaterali e che devono essere seguite soltanto per un periodo di tempo definito in relazione alla risposta individuale, possiamo comprendere come davvero l’Omotossicologia, sia nelle malattie della tiroide che nelle altre malattie endocrine, rappresenti un’alternativa davvero vincente a tutto vantaggio dei pazienti.

E’ opportuno, secondo me, evidenziare che:
– Nell’ipotiroidismo, la terapia tradizionale è semplicemente una terapia sostitutiva, che in genere provoca molti effetti collaterali, mentre attraverso l’Omotossicologia è possibile stimolare la tiroide a produrre la giusta quantità di ormoni per ogni organismo;
– Nella tiroidite autoimmune di Hashimoto, la terapia tradizionale è anche in questo caso sostitutiva e non ha alcun effetto sul processo autoimmune causa della malattia. Al contrario, attraverso l’Omotossicologia, è possibile realizzare una terapia in grado di agire sulle cause del processo autoimmune: gli anticorpi anti-tireoperossidasi e gli anticorpi anti-tireoglobulina tornano ai livelli normali e scompaiono anche i segni ecografici (disomogeneità ed aumento della vascolarizzazione) della malattia.
– Nell’ipertiroidismo, la terapia allopatica (metamizolo) è epatotossica e controindicata in gravidanza. Attraverso la terapia omotossicologica, non tossica e compatibile con la gravidanza, è possibile normalizzare la funzionalità tiroidea. In caso di grave ipertiroidismo, è possibile utilizzare la terapia omotossicologica anche per diminuire il più possibile la terapia con farmaci tradizionali.
Articolo del 
Dottor Giorgio Marcialis 

medico olistico.
Esperto in diverse branche della Medicina Naturale (Omeopatia, Fitoterapia, Omotossicologia, ...).
Per contattarlo e-mail ai seguenti indirizzi:
- giorgio_marcialis@virgilio.it
o
- giorgiomarcialis@libero.it .

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