L'intolleranza alimentare è un sindrome determinata dalla carenza di un enzima che serve a metabolizzare un determinato alimento. Tra le intolleranze meglio conosciute ci sono quella al glutine, in cui esso determina , quando assunto con gli alimenti,una sindrome abbastanza seria con ritardo di crescita, infiammazione della mucosa intestinale, tendenza alla depressione, sindromi da malassorbimento, stipsi, cefalee ricorrenti con o senza aura ecc. Questa sindrome è dovuta,ad una reazione autoimmunitaria che determina la distruzione dell'enzima transglutaminasi, indispensabile per il metabolismo del glutine. L'analisi clinica più attendibile è, per l'appunto, la ricerca di anticorpi antitransglutaminasi. Altra intolleranza, è dovuta alla lattato deidrogenasi, un enzima che è l'unico che finisce se non utilizzato fondamentale nel metabolismo del lattosio. Anche questa sindrome ècorrelata a problematiche cliniche relative all'intestino, oltre a questo un aumento della produzione di muco è un indice patognomonico della non tolleranza al latte. Nei lattanti una soluzione è l'utilizzo di latti alternativi, quello di pecora, molto utile quello d'asina che fanno a Milo (ct). da valutare con attenzione il latte di soya e quello di mandorla per le proprietà allergizzanti.Pare che chi è non tollerante al lattosio riesca a tollerare molto bene il latte crudo (al massimo entro 24 ore dalla mungitura), per cui l'intolleranza o l'aumentata sensibilità pare essere dovuto al meccanismo di conservazione (under high temperature UHT)e che altera la struttura proteica e glucidica del latte facendolo diventare un alimento al quale il nostro organismo non è abituato. Molto importante è l'allergia al nichel di cui sono ricchi molti alimenti, lenticchie, fagioli, cacao, nocciole, liquirizia molte verdure e frutti come gli asparagi, spinaci, cipolle, funghi, kiwi, pomodoro che comunque ne contengono quantità significative. e che dà problemi vaghi , le solite cefalee,stipsi, sindromi da malassorbimento, dermatiti, pruriti, afte, spossatezza.
Le mcs o sindromi chimiche multiple, dove un evento scatenante , principalmente l'accumulo di uno o più inquinanti ambientali di origine chimica es. Lysoform, Insetticidi, coloranti, determinano una spina irritativa che rende impossibile la vita ecc. Quelle comunemente definite intolleranze alimentari sono un falso scientifico. Sono sindromi da malassorbimento in cui uno o più alimenti raggiungono un carico tale da determinare sindromi vaghi in cui il fattore predominante è un problema infiammatorio dell'intestino e la conseguente sindrome dell'intestino microperforato. Cioè il nostro intestino non ha soluzione di continuita, in condizioni ottimali è impermeabile e gli alimenti vengono assorbiti attraverso le cellule dall'orletto a spazzola e processate grazie alle cellule M intercalate alle altre che , sono in contatto con i linfociti T che , stimolati , producono l'interleuchina 10 che è responsabile della tolleranza agli alimenti. Se invece c'è una infiammazione dell'intestino, una disbiosi ad esempio, l'accumulo di liquidi determina delle "microperforazioni" cioè un "rilassamento delle tight junction , le giunzioni fra cellule adiacenti che determinano la impermeabilita dell'intestino, provocando il passaggio di alimenti non processati che, accumulandosi nel sistema danno origine a risposte IGg mediate con sintomi vaghi e delocalizzati, cefalee, alterazioni metaboliche, dermatosi. La sindrome in oggetto non è contestuale all'introduzione dell'alimento ma èritardata e aumenta con il suo accumulo. Per questo è opportuno variare la dieta, assumere alimenti sani , una regola importante è che se per due giorni mangio qualcosa il terzo non la devo vedere. Se però è presente la sensibilita alimentare è fondamentale eliminare l'alimento in sovraccarico , fare un drenaggio connettivale, es Galium heel e Lymphomyosot, drenaggio epatico es Cardo romano, tarassaco, Cynara scolimus, Carduus cosmoplex, rafforzare le mucose Mucosa compositum, Colostro noni, Ard colostrum, Fermenti lattici es Symbiolact, Enterovital, ecc. dopo due mesi reintrodurre gradualmente gli o l'alimento eliminato facendo attenzione alla regola del due su tre.