tratto da wikipedia
) sono presenti riferimenti all'emicrania e alla nevralgia, pensando che fossero causati da demoni ed entità maligne.[1]
Le prime descrizioni dell'emicrania le si devono a Ippocrate (460 - 380 A.C.), che descrisse la forma con aura, mentre Areteo di Cappadocia la chiamò heterocrania[2], egli stesso fu poi autore di una classificazione che fu importante per moltissimi anni.[3]
In seguito il termine divenne ufficialmente hemicrania grazie a Galeno (129 – 216) che lo introdusse, egli rintracciò negli umori (vapori) che si elevano dal fegato alla testa, le cause dell'emicrania.[4]
Nel medioevo
Nel medioevo Avicenna analizzò i sintomi e le origini del male attribuendoli allo stile di vita e ad alcuni eventi tipicamente femminili, come la menopausa e l'aborto.[5]
In seguito furono investigate le cause, dalle più spiritualistiche come quella proposta da Ildegarda von Bingen (1098 -1179),[6] a quelle di Bright dove pensava fosse causato dall'umore melanconico.
In tempi recenti
Nel XVII secolo, prima Thomas Willis, seguito da Graham e Wolf sostenettero la teoria, ancora oggi ritenuta valida, dell' ipotesi vascolare che ha sostituito gli umori come causa possibile. Come si legge nei loro lavori:
« Una circolazione troppo veloce del sangue nella testa che finisce con il ribollire e occludere il lume dei vasi in certi determinati punti particolarmente predisposti e vi si ristagna; se poi in quegli stessi punti il sangue arriva in quantità troppo copiosa i vasi si dilatano, le membrane si rigonfiano »
(Thomas Willis De anima brutorum, quae hominis vitalis ac sensitiva est, excertitatione duae, prior physiologica, altera pathologica., Oxford 1672)
Per gran parte del Novecento gli scienziati hanno ritenuto plausibile la spiegazione della dilatazione e della tensione dei vasi sanguigni come causa del dolore e che questo fenomeno fosse preceduto da un calo di flusso e da un breve restringimento dei vasi. Attualmente i ricercatori propendono invece per una origine neurologica, localizzabile nella parte più antica, ossia il tronco encefalico.[7]
Epidemiologia [modifica]
Si tratta della causa più comune di cefalea ricorrente, si manifesta principalmente nel sesso femminile, il cui rapporto con il sesso maschile arriva fino ad essere 5:1 in paesi come il Messico.[8]
Per quanto riguarda le razze etniche la caucasica è la più colpita, segue quella africana e poi l'asiatica .[9]
Età [modifica]
L'età di esordio è principalmente puberale o all'inizio dell'età adulta, in ogni caso la gravità dei sintomi diminuisce passati i 55 anni.[10] In età pediatrica il malessere colpisce al contrario prevalentemente il sesso maschile, e a seconda dello studio si ritrovano casi dal 3% al 24,5%[11] In quei casi l'età è calcolata intorno ai 7 per le ragazze e quasi 11 per i maschi.[12]
Specifica [modifica]
Nazione
Incidenza
USA
Donne: 18%, uomini:5%[13]
Benin
Donne: 4%, uomini:2,2%[14]
Sintomi [modifica]
I sintomi e la loro durata variano considerevolmente da paziente a paziente, da un attacco all'altro, in ogni caso una cefalea costante non è un'emicrania.
La differenza fra l' emicrania complessa o emicrania con aura rispetto alla forma chiamata emicrania senz'aura, è la comparsa dell' insieme di sintomi specifici chiamati aura, che comunemente si manifestano come una distorsione nella vista, che provoca la visione di flash luminosi, lampi o forme geometriche che si allargano diffondendosi. In questi momenti la visione, proprio per via degli scotomi scintillanti viene oscurata in parte. Esso poi viene seguito da un forte episodio cefalico unilaterale.[15]
In alcuni casi l'aura procura anche formicolio e difficoltà nel linguaggio, vertigini e solitamente precede il mal di testa. Il mal di testa vero e proprio inizia solitamente al mattino e non dura più di 4 ore, sono assenti nausea e vomito ed il dolore è generalmente sopportabile.
Fra i sintomi e segni clinici si riscontrano:
Fotofobia
Nausea, [16]
Dolore, riscontrato intorno al cuoio capelluto, moderato o forte in un solo lato della testa,
Vomito
Fotopsia e altri disturbi legati al campo visivo
Fonofobia
Parestesie
Vertigini
Diarrea
Epilessia
Disturbi del linguaggio, raro
Sensazione di debolezza
Sincope, raro
Stato di confusione, raro
I sintomi si attenuano con la permanenza in locali al buio e sostanze alcoliche.
Diagnosi [modifica]
Per una corretta diagnosi dell'emicrania occorre che i seguenti criteri vengano rispettati:
Emicrania cronica:[17]
1.Durata degli attacchi dalle 4 alle 72 ore
2.Deve avere almeno una delle seguenti caratteristiche: (unilateralità, deve essere pulsante, il dolore deve essere moderato o forte,l'intensità deve aumentare nel caso della normale attività fisica)
3.Durante un attacco si devono mostrare o Nausea e/o vomito o la coppia fotofobia e fonofobia
4.Occorre che altre possibili cause vengano escluse
5.Occorrono almeno 5 attacchi che rispecchiano i criteri citati (l'1 e il 3)
Emicrania acuta:[17]
1.Rispecchiando i criteri 2 e 3 esposti per la forma cronica occorre che la durata sia circa 15 giorni per mese, per un periodo superiore ai 3 mesi
2.Occorre che altre possibili cause vengano escluse
Frequenza e durata [modifica]
Mediamente i malati subiscono uno o due attacchi al mese della durata di ventiquattro ore, però vi sono casi (10 per cento) di attacchi settimanali, di sintomi prolungati anche per tre giorni e di recidività quasi persistente che colpisce quindici giorni al mese (8 per cento di casi).[7]
Esami [modifica]
I normali esami non si ritengono necessari nei casi di emicrania, si ricorrono ad essi o anche alla risonanza magnetica e alla tomografia computerizzata solo in casi anomali, soprattutto quando in corso di trattamento non si osservano miglioramenti.[18]
Diagnosi differenziale [modifica]
Fra le manifestazioni similari con cui devono essere differenziate si ritrovano:
Emorragia subaracnoidea, si manifesta inizialmente con un forte episodio di cefalea
Cefalea a grappolo, per via del dolore unilaterale e periodicale, la differenzia la durata degli stessi attacchi (più breve ) e l'età di prima manifestazione (più adulta)
Arterite temporale, sospetta se l'età di manifestazione della cefalea è nei soggetti anziani, inoltre la ves risulta alterata al contrario dell'emicrania
Sinusite, la cefalea che si manifesta è molto simile a quella dell'emicrania, alcune manifestazioni tipiche come febbre e rinorrea la differenziano
Ictus
Cause [modifica]
Le cause dell'emicrania non si conoscono del tutto, ma nel tempo si sono formulate diverse ipotesi.
Fra i fattori che possono far scatenare il dolore ci sono lo stress, ansia, affaticamento, l'eccessivo sonno o l'assenza, mestruazioni, alcuni cibi come cioccolato, il vino rosso e formaggi stagionati.[19]
Altri sono la disidratazione, la fame, le allergie, i cambiamenti meteorologici, l'altitudine; in più anche una postura scorretta, specie al computer, e l'esposizione alle luci al neon.[senza fonte]
Teoria genetica
La causa genetica provocata dall'ereditarietà di un certo numero di geni. Nei Paesi sviluppati si è incrementato, negli ultimi quarant'anni, il numero di pazienti con emicrania. Si presume che lo stile di vita e fattori ambientali abbiano un ruolo importante fra le cause che scatenano l'emicrania.
Sono state accertate varie mutazioni genetiche che spiegano alcune forma rare di emicrania, come nel caso dell'emicrania emiplegica familiare, dove circa il 50% dei casi è causato dalla mutazione del gene CACNL1A4 sul cromosoma 19.[20]
Teoria vascolare [modifica]
In passato era l'ipotesi maggiormente esposta dagli studi clinici, si pensava che la causa fosse una vasodilatazione extracranica, dove tutte le manifestazioni venivano create dalla vasocostruzione. Per avvalorare tale tesi si sono eseguiti degli studi sulla velocità del sangue mostrando una lieve ipoperfusione che dura dalle 4 alle 6 ore, ma che non è di entità tale da spiegarne i sintomi ma solo alcune lievi manifestazioni accessorie. Tale alterazione comunque non si mostra in tutti i pazienti, in alcuni il flusso sanguigno a livello cerebrale è normale. I sintomi dunque possono essere spiegati solo in parte[21]
Teoria neurologica [modifica]
Per quanto riguarda l'aura, gli specialisti tendono a colpevolizzare una depressione corticale propagata, costituita da un'onda indotta dalle cellule nervose che si diffonde in una vasta zona della corteccia e che viene considerata la prima fase, detta di ipereccitabilità, del processo, durante la quale la zona necessità di un grande quantitativo di sangue, a cui ne segue un'altra fase chiamata di inibizione, nella quale i neuroni mantengono uno stato di quiete e quindi nella stessa zona, in questo caso, occorre molto meno sangue rispetto a prima. I ricercatori ritengono che questo repentino cambiamento nel flusso sanguigno preceda, abitualmente, il dolore al capo e che l'aura sia relazionata proprio alla depressione corticale propagata.[7]
Alcuni ricercatori ritengono che la depressione corticale propagata possa stimolare i nervi del trigemino, perché durante la fase di ipereccitabilità rilascia neurotrasmettitori, che con il loro ruolo di messaggeri, inducono il nervo del trigemino alla trasmissione dei segnali di dolore. Altri scienziati hanno individuato l'origine del dolore non tanto nella depressione corticale, quanto nel tronco encefalico, sede della percezione alla luce, ai rumori, della sensibilità al dolore e sito di transito delle informazioni dal corpo verso il cervello e viceversa. [7]
Alcuni studiosi hanno notato un assottigliamento della materia grigia nella zona del cervello che gestisce il dolore. Quest'assottigliamento varia a seconda dell'intensità e della frequenza degli attacchi. Altri studiosi, invece, notano un ispessimento della corteccia cerebrale nella zona occipitale che gestisce la vista. Per questo, in alcuni tipi d'emicrania si ha della cecità totale o parziale per un certo periodo di tempo.
Rimedi [modifica]
I farmaci antiinfiammatori e gli analgesici sono i farmaci anti mal di testa più comunemente utilizzati. In pratica i farmaci cercano di bloccare alcuni passaggi chimici fondamentali dei precursori delle prostaglandine di cui viene bloccata la sintesi. Lo scopo è di attenuare il dolore proprio laddove viene riconosciuto e quindi nel cervello. Le prostaglandine agiscono sia su neurotrasmettitori che hanno la peculiarità di aumentare la sensazione dolorosa, sia come controllori dei percorsi di scorrimento del dolore.
Note
1.^ Karenberg A,, Leitz C. (novembre 2001). Headache in magical and medical papyri of ancient Egypt . Cephalalgia. 21: 911-6.
2.^ Autori Gennaro Bussone; Vincenzo Bonavita, Le cefalee: manuale teorico-pratico p.4, Springer, 2007. ISBN 9788847007536
3.^ Koehler PJ,, van de Wiel TW. (2001). Aretaeus on migraine and headache. . J Hist Neurosci. 10: 253-61.
4.^ Mauro Pini, Titolo Aspetti psicopatologici delle cefalee primarie. Teorie, metodi e risultati della ricerca p. 15, FrancoAngeli, 2006. ISBN 9788846477958
5.^ Abokrysha N. (2009). Ibn Sina (Avicenna) on pathogenesis of migraine compared with the recent theories. . Headache. 49: 923-7..
6.^ Sabina Flanagan, Hildegard of Bingen, 1098-1179: a visionary life, seconda edizione p. 191-196, Routledge, 1998. ISBN 9780415185516
7.^ a b c d "Perché colpisce l'emicrania", di David W.Dodick e J.Jay Gargus, pubbl. su "Le Scienze (American Scientific)", num.482, ottobre 2008, pag.76-83
8.^ Téllez-Zenteno JF,, García-Ramos G, Zermeño-Pöhls F, Velazquez A; GGSM. (giugno 2005). Demographic, clinical and comorbidity data in a large sample of 1,147 patients with migraine in Mexico City . J Headache Pain. 6: 128-34..
9.^ Stewart WF,, Lipton RB, Liberman J. (luglio 1996). Variation in migraine prevalence by race. . Neurology 47: 52-59.
10.^ Research Laboratories Merck, The Merck Manual quinta edizione, p-1952, Milano, Springer-Verlag, 2008. ISBN 978-88-470-0707-9
11.^ Lipton RB,, Bigal ME. (2005). Migraine: epidemiology, impact, and risk factors for progression . Headache. 45.
12.^ Arun A Kalra, Debra Elliott (giugno 2007). Acute migraine: Current treatment and emerging therapies . Ther Clin Risk Manag. 3: 449–459.
13.^ Lipton RB, Scher AI, Kolodner K, Liberman J, Steiner TJ, Stewart WF. (marzo 2002). Migraine in the United States: epidemiology and patterns of health care use. . Neurology. 58: 885-94..
14.^ Houinato D, Adoukonou T, Ntsiba F, Adjien C, Avode DG, Preux PM. (marzo 2009). Prevalence of migraine in a rural community in south Benin. . Cephalalgia.: ..
15.^ David A Greenberg; Aminoff Micheal J, Simon Roger P, Neurologia Clinica quinta edizione, p. 92, Milano, McGraw Hill (Lange), 2004. ISBN 88-386-2980-3
16.^ Arrivando anche a manifestarsi nel 87% dei casi come si evince da:NH Raskin, Headache, New York, Churchill-Livingstone, seconda edizione, 1988.
17.^ a b Arnaud Fumal, Jean Schoenen (dicembre 2008). Current migraine management – patient acceptability and future approaches . Neuropsychiatr Dis Treat 4: 1043–1057.
18.^ Karl E. Misulis; Head Thomas C, Neurologia di Netter p. 273, Milano, Elsevier Masson, 2008. ISBN 978-88-214-341-1
19.^ Karl E.Giorgio Ivani; Head Thomas C, Terapia del dolore nel bambino p. 218, SEE Editrice Firenze, 2008. ISBN 9788884650221
20.^ Stephen L. Hauser, Harrison: Neurologia clinica p. 60, Casarile (Milano), McGraw-Hill, 2007. ISBN 978-88-386-3923-4
21.^ Stephen L. Hauser, Harrison: Neurologia clinica p. 61, Casarile (Milano), McGraw-Hill, 2007. ISBN 978-88-386-3923-4
LA CEFALEA
(da: Pagine Mediche.it)
Cos'è?
La cefalea, detta comunemente "mal di testa", è uno dei disturbi più comuni e più fastidiosi ma, nel contempo, ancora privo di una esatta ed esauriente spiegazione scientifica.
Ognuno di noi, almeno una volta, ne ha sofferto: si presenta come un dolore alla testa, diffuso o circoscritto, pulsante o fisso, talvolta accompagnato da altri sintomi (vomito, febbre, vertigini, aumento della lacrimazione, fotosensibilità). Questo stato spiacevole può durare da qualche minuto fino a molte ore, ripresentandosi ad intervalli regolari (cefalea cronica) o soltanto sporadicamente, anche a distanza di molto tempo.
La sensazione di dolore che si avverte è dovuta al fatto che il cervello percepisce alcune anomalie a suo carico, dovute a motivi non sempre conosciuti: l'ingrossamento dei vasi sanguigni, l'attivazione di alcune fibre nervose o la contrazione di alcuni muscoli pericranici, ad esempio.
In altri casi, la cefalea è provocata da alcuni stati patologici, di cui è sintomo (cefalea secondaria), per cui la cura del malessere primario attenua o fa scomparire anche il mal di testa.
La sensazione spiacevole di dolore dovuta alla cefalea influisce negativamente anche sull'umore, sulle relazioni interpersonali e sulla vita lavorativa: chi soffre di frequenti mal di testa è più irritabile, ansioso e stressato rispetto alla media delle altre persone, meno disponibile al contatto con gli altri, più bisognoso di momenti di riposo e solitudine (il silenzio e il buio sembrano attenuare il dolore) e meno attivo e produttivo nello studio e al lavoro, sia durante gli attacchi di cefalea che dopo (in conseguenza del dolore subito).
Le cause e i fattori di rischio
Le cause della cefalea, soprattutto di quella primaria, non si conoscono ancora perfettamente. Si ritiene che sia dovuta ad una eccessiva sensibilità dei recettori ai mediatori dell'impulso nervoso, da cui deriverebbero sia le cefalee vascolari che quelle nevralgiche.
Molti studiosi sono concordi nell'affermare che la cefalea ha una forte componente ereditaria: se uno dei genitori (in particolare la madre) ne soffre, i figli potrebbero essere più soggetti al disturbo.
Secondo altri, chi soffre di frequenti cefalee produrrebbe poche endorfine, gli ormoni deputati al mantenimento di uno stato di benessere e tranquillità.
Di certo gli elevati stress fisici ed emotivi che sono causa di uno sforzo per l'organismo causano una forte cefalea al loro termine, così come possono favorirla un'eccessiva esposizione ai raggi solari, la privazione di sonno, le variazioni altimetriche troppo brusche, i cambiamenti di clima, l'inquinamento atmosferico, luminoso o sonoro.
Anche l'alimentazione ha le sue responsabilità: alcuni cibi dalla digestione particolarmente complessa (cioccolato, insaccati, formaggi stagionati, frutta secca, agrumi, fritti e caffè ad esempio) hanno un vero e proprio effetto vasodilatatore, per cui favoriscono l'insorgere della cefalea.
Il digiuno e le diete troppo drastiche causano un'alterazione del livello degli zuccheri, che può portare episodi di cefalea.
Anche l'eccessivo consumo di alcol, in particolare di vino rosso, più corposo, può provocare episodi di cefalea, non soltanto dopo un'abbondante bevuta; per molte persone, infatti, basta assumere anche una minima quantità di alcolici per avvertire giramenti di capo e malessere.
Anche il vizio di fumare influisce sulla cefalea: chi fuma troppo diminuisce l'apporto di ossigeno al proprio organismo, con conseguente vasodilatazione, causa principale del mal di testa.
Causa delle cefalee, nella donna, è anche il ciclo mestruale o l'entrata nella menopausa, eventi che comportano una variazione del flusso ormonale nell'organismo.
Talvolta può essere utile anche fare una visita oculistica: alcune cefalee sono causate da difetti della vista o da stato di affaticamento degli occhi.
Tipi di cefalea
Vi sono vari tipi di cefalea, che vengono distinti a seconda della durata, dell'intensità del dolore e della regione della testa interessata.
1- La cefalea più frequente è l'emicrania.
Questo tipo di cefalea colpisce solo una parte del cranio, generalmente il lobo frontale, temporale o orbitale, presentandosi con un dolore pulsante che aumenta se si fanno movimenti bruschi. La predisposizione all'emicrania è ereditaria, ed è un disturbo che colpisce in prevalenza le donne.
Diarrea, nausea, pallore e vomito accompagnano spesso l'emicrania, insieme alla cosiddetta "aura": disfunzioni della vista, formicolii agli arti e altri disturbi neurologici.
Le emicranie, con o senza aura, hanno, in genere, una durata variabile dalle 3 alle 70 ore, e si presentano spesso, durante la gravidanza, anche in quelle donne che non ne hanno mai sofferto.
Si ritiene che l'emicrania sia dovuta alla contrazione e poi alla successiva dilatazione dei vasi sanguigni che circondano il cervello, un movimento in grado di irritare le terminazioni nervose.
2- L'emicrania cronica parossistica, anche essa a netta prevalenza femminile, tanto che in passato si pensava che gli uomini non potessero soffrirne, è caratterizzata da attacchi di dolore brevi, ma intensi e ripetuti più volte durante la giornata. Talvolta si accompagna a sudorazione della fronte, fotofobia e desiderio di distendersi, e può aggravarsi o ripresentarsi scuotendo la testa.
3- La cefalea a grappolo, detta così per l'intensità degli attacchi, che si ripetono nel tempo con notevole frequenza, colpisce soprattutto gli uomini oltre i 40 anni, è più rara e sembra avere una minore componente di ereditarietà. Questa cefalea causa un dolore continuo e bruciante, ma di minore durata rispetto all'emicrania (circa di tre ore al massimo), localizzato nella zona orbitale, e si accompagna a lacrimazione, sensibilità alla luce e congestione nasale. Talvolta la cefalea a grappolo si presenta durante il sonno notturno sotto forma di un intenso dolore capace di indurre il risveglio, anche perché chi ne soffre avverte un fastidio più forte se si trova in posizione distesa.
4- Si definisce "cefalea tensiva" quella forma molto comune di mal di testa che è causata dalla contrazione localizzata dei muscoli del collo. Colpisce generalmente gli studenti e le persone che fanno attività sedentarie. Questo fenomeno, che è quasi sempre da imputarsi a stress, tensione o stato ansioso, è caratterizzata da un dolore costante e non pulsante, che si aggrava se si fa pressione sui muscoli tesi. Vi è poi una forma di cefalea tensiva cronica che si ripresenta quasi ogni giorno, provocando in chi ne soffre un senso di pesantezza e un sonno disturbato, e che è una degenerazione della cefalea tensiva occasionale. A differenza delle emicranie, le cefalee tensive migliorano facendo attività fisica leggera e curando maggiormente l'ambiente di lavoro e la camera da letto: può servire assumere una posizione più corretta alla scrivania e cambiare cuscino e materasso.
5- L'emicrania oftalmoplegica è una forma rara di cefalea, che si presenta con un attacco annuale dalla durata di 3-4 giorni. Questa emicrania provoca paresi ai nervi cranici, in assenza di lesioni. Il dolore si presenta pulsante e di forte intensità e può colpire entrambi i lati della testa, alternandosi. Sono sintomi frequenti la nausea e il vomito e l'oftalmoplegia (raddoppiamento delle immagini), che dura per qualche tempo.
Vi sono poi delle cefalee che sono sintomo di una patologia più grave:
1- La nevralgia del trigemino, ad esempio, è una cefalea che si presenta solitamente dopo i 50 anni, e che può essere dovuta a processi infiammatori, tumorali, fratture a livello facciale ed endocranico, aneurismi o sclerosi multipla. Si presenta con un dolore intenso e bruciante che insorge improvvisamente in seguito a movimenti del viso, anche molto elementari, come il farsi la barba, ridere, sbadigliare... Chi soffre di questa cefalea presenta spesso sul volto delle zone sensibili che, stimolate, inducono il dolore di testa che, generalmente, non ha lunga durata, ma induce uno stato psicologico di continua preoccupazione.
2- La cefalea neoplastica, invece, è dovuta a patologie tumorali endocraniche. Si presenta come un dolore intermittente, profondo e localizzato nella zona del tumore, e insorge spesso in concomitanza con un'infezione acuta delle vie respiratorie. Questa cefalea è più avvertita di notte, tanto da costringere chi ne soffre a dormire con la testa in posizione rialzata. Nausea, vomito, vertigini e turbe psichiche accompagnano spesso questo stato patologico.
3- Si definisce cefalea da emorragia sub-aracnoidea un dolore di testa lancinante e localizzato nella zona occipitale, che poi può estendersi lungo il collo. Il dolore insorge improvvisamente, in concomitanza con l'emorragia e può provocare uno svenimento, dovuto al fatto che la pressione intracranica diviene uguale a quella sanguigna. Una violenta cefalea permane in seguito all'emorragia, per cui è necessario sottoporsi ad immediate cure mediche.
La diagnosi
La diagnosi della cefalea, in qualsiasi delle sue forme primarie (cioè come disturbo autonomo e non dipendente da altre patologie) deriva dall'osservazione che il medico svolge in collaborazione con il paziente. Le varie forme di mal di testa, tuttavia, non presentano delle differenze tanto grandi da poter essere chiaramente percepite dal paziente, cosa che non facilita l'immediata formulazione della diagnosi.
Ad ogni modo, è bene che il paziente sia in già preparato all'incontro con il medico di fiducia, sia esso un Medico di Medicina Generale o uno Specialista.
Nel momento in cui si fissa l'appuntamento con il medico è opportuno sottolineare il motivo della visita, ossia il mal di testa, cercando di ricordare, per poi farne partecipe il medico durante la visita, il momento di esordio del mal di testa, la presenza di precedenti familiari e la coesistenza di altre patologie che in qualche modo siano collegate al sopraggiungere degli attacchi di cefalea.
Il paziente dovrebbe redigere un vero e proprio "diario della cefalea", la cui stesura può aiutare sensibilmente il medico nel ricostruire la frequenza, la durata e l'intensità degli attacchi, gli eventuali sintomi a questi associati e il consumo di analgesici.
Il paziente deve fornire anche dei dettagli riguardo ai trattamenti farmacologici cui è già sottoposto ed al loro grado di efficacia, dato che queste informazioni possono aiutare il medico nella diagnosi e nella scelta della terapia più idonea.
Di certo il medico domanderà una o più di queste informazioni, a cui è opportuno prepararsi a rispondere:
Ha altri familiari che soffrono di cefalea?
Da quanto tempo durano gli attacchi di cefalea?
Come si presenta il dolore?
Il dolore interessa un solo lato? Se si, quale?
Riesce ad associarlo all'assunzione di un determinato alimento, ad un'attività o a qualcos'altro di preciso?
Ha utilizzato analgesici? Ha avuto dei buoni risultati?
Assume farmaci per curare altre patologie?
Durante l'incontro con il medico si parlerà certamente anche di altri aspetti più propositivi rispetto alla patologia, per cui è importante che si faccia presente quanto gli attacchi di mal di testa incidono sulla qualità della vita e sullo svolgimento delle normali azioni quotidiane, come il lavoro, lo studio, lo sport.
La terapia
Rispettando alcune norme e attenendosi ad abitudini di vita semplici e sane è possibile prevenire gli attacchi di cefalea.
Certi comportamentali quotidiani, infatti, possono aiutarci ad eliminare la possibilità di essere colpiti da un attacco di cefalea. È bene, per esempio, evitare i seguenti comportamenti:
1. fare eccessivi sforzi fisici
2. digiunare
3. dormire troppo o troppo poco rispetto alle proprie esigenze fisiologiche
4. abitare ad alta quota
5. assumere contraccettivi orali o terapie ormonali sostitutive (in menopausa)
6. ingerire alcuni cibi (gelati, alcol, formaggio, cioccolato, insaccati, caffè, tè...)
7. esporsi a luci forti e abbaglianti.
Il riposo è di importanza fondamentale, soprattutto per le persone che percepiscono un aumento degli attacchi di cefalea dopo un'attività faticosa, o per chi associa al mal di testa anche la fotofobia o la fonofobia.
Può essere utile tenere un "diario del mal di testa", in cui annotare i sintomi che si manifestano durante gli attacchi.
Il ricorso ai farmaci è necessario se non si riesce ad arginare il mal di testa semplicemente facendo attenzione alle proprie abitudini quotidiane. Generalmente la terapia farmacologia dà ottimi risultati: gli analgesici da banco si rivelano efficaci nell'eliminare il dolore degli attacchi di cefalea minori, dato che agiscono come antidolorifici ed antinfiammatori.
Quando gli attacchi provocano dolore più intenso, è possibile assumere dei farmaci di nuova generazione, i triptani, che agiscono sui recettori della serotonina, arginando così la dilatazione dei vasi sanguigni cerebrali.
Il farmaco ideale per curare un attacco di cefalea dovrebbe avere queste caratteristiche:
1. dosaggio semplice e flessibile
2. rapidità di azione ed efficacia elevata
3. efficacia sui sintomi associati (nausea, vomito...)
4. buon recupero clinico e funzionale
5. efficacia nell'impedire il ritorno del dolore
6. coerenza tra vantaggi clinici e miglioramento della qualità della vita
7. tollerabilità accettabile.
Una terapia preventiva è necessaria quando la frequenza, la durata e l'intensità di un attacco di cefalea incide in modo significativo sulla qualità della vita del paziente. La terapia preventiva è consigliata ai pazienti che presentano 2 o più attacchi di cefalea al mese o che comunque presentano un'emicrania che dura più di 70 ore.
La terapia è stata a lungo basata su un intervento graduale, ossia su di un uso "a scalare" dei farmaci. Ciò provocava però facilmente un abuso di analgesici e, paradossalmente, conduceva ad una cefalea da abuso di farmaci.
Si è passati quindi ad un approccio "stratificato", che consente una terapia mirata sulla gravità della patologia, senza andare per tentativi, ma scegliendo direttamente ed immediatamente il farmaco più adatto alle caratteristiche di intensità del dolore.
Consigli comportamentali
Una vita sana e regolare aiuta a prevenire il mal di testa, soprattutto se si è già predisposti a questo disturbo.
In particolare, riveste molta importanza la gestione della propria giornata: un riposo notturno soddisfacente e dalla durata proporzionata alle nostre effettive esigenze (mediamente sulle 8 ore di sonno) permette di affrontare la giornata in modo positivo e rilassato. Bisogna rispettare orari regolari di addormentamento e di sveglia, così da regolare in modo giusto l'orologio biologico interno. Dormire troppo o troppo poco rispetto alle proprie esigenze, infatti, è un fattore che influisce sui ritmi biologici, alterando la produzione ormonale e, in generale, tutto l'equilibrio dell'organismo. Condizione che può condurre facilmente ad un attacco di mal di testa.
Molte persone, infatti, pur non denunciando un mal di testa "regolare", presentano questo disturbo il giorno dopo l'essersi addormentate più tardi rispetto all'orario solito; vi è poi una cefalea che compare nel fine settimana, quando cambiano gli orari e le abitudini tenuti solitamente durante tutta la settimana.
Le sigarette sono nemiche delle persone affette da mal di testa: la nicotina accentua, infatti, la vasodilatazione ed il monossido di carbonio che penetra nell'organismo entra in circolo con il sangue, diminuendo l'afflusso di ossigeno a tutti i tessuti, cervello compreso.
Anche le bevande alcoliche possono scatenare il mal di testa, proprio perché l'alcol ha proprietà vasodilatatorie; per chi è già sofferente di cefalea, può bastare anche solo una modica quantità di alcol, per cui è consigliabile astenersi completamente dall'assunzione di alcol, anche se durante certe occasioni si può essere tentati di "fare uno strappo alla regola".
Diverso il caso di quei mal di testa dovuti ai postumi di una ubriacatura, disturbo che si presenta, in genere, il giorno dopo: i metodi classici per "smaltire la sbornia" (bere caffè, correre, mangiare miele) possono persino peggiorare il mal di testa; la cosa migliore è rilassarsi e aspettare che passi, dato che ci penserà autonomamente il fegato a rimediare alla situazione (quest'organo è in grado di smaltire mediamente 0,15 grammi di alcol per ogni chilo corporeo).
Letture consigliate
1- "Mal di testa: un sintomo, molte cause" di Trickett Shirley - Ed. Riuniti Collana Il Medico di Famiglia.
2- "Il mal di testa, come combatterlo, come prevenirlo" di M. Porta e L. Munari - Ed. Guerini e associati, Collana Conoscere per Stare Bene.
3- "Emicrania ed altre cefalee: guida pratica di terapia" a cura di Giuseppe Nappi - Ed. Percorsi editoriali, Roma 1999.
4- "Emicrania" di M. Loibl - Ed. Red. Studio Redazionale Collana Terapie Naturali.
Emicrania temporale: dolore legato alla tempia, da un solo lato, spesso dovuto a problematiche digestive e delle vie biliari. Per curarla, si usano i punti del meridiano di vescica biliare. Chelidonium Homaccord 10 gtt tre o piu volte die ed infiltrazione su Vb
Emicrania alternata: si irradia dall'orecchio verso il basso, interessando prima un lato e poi l’altro del cranio a distanza variabile di tempo. Spesso è dovuta a problemi di masticazione: quando le arcate dentarie non combaciano correttamente, l'articolazione e i muscoli temporo mandibolari alla lunga si infiammano, prima da un lato e poi dell'altro. I punti usati per la stimolazione sono quelli del meridiano di stomaco e intestino tenue. Nux Vomica homaccord 10 gtt tre o piu volte die ed infiltrazione su stomaco ed IT
Emicrania posteriore (sindrome di Arnold): è legata a processi artrosici e contratture muscolari a livello cervicale alto. Cuprum Heel e Gelsemium Homaccord
Cefalea nucale da tensione: è dovuta all’accumulo di stress e tensione, che provoca contratture dei muscoli del collo. Cuprum Heel e Gelsemium Homaccord
Cefalea frontale: può scatenarsi ad esempio dopo una sinusite, o in seguito a problemi di stomaco, e viene curata attraverso i meridiani di stomaco, vescica e vescica biliare. Ventriculus suis injeel (normalizza stomaco) Vescica urinaria suis injeel ( normalizza vescica) Vescica fellea suis injeel ( normalizza vescica biliare)
Cefalea di origine infiammatoria: può accompagnare una sinusite in atto.(Arnica comp Heel, Euphorbium comp Gelsemium Homaccord
Glaucoma: in questo caso l’agopuntura viene usata solo come supporto a una insostituibile terapia farmacologica classica.
Emicrania localizzata solo temporale: anche questa forma è spesso dovuta a problemi dentari.
Cefalea congestizia: è un dolore di tipo pulsante, causato da sinusite o ipertensione arteriosa, ma spesso anche da eccessive mangiate e bevute (il classico giorno dopo dell'ubriaco).
Cefalee catameniali, cioè legate al periodo mestruale: vengono curate stimolando i punti di regolazione dell'asse neuro-endocrino e quelli di decongestione pelvica.
Cefalee dovute a un trauma cranio-cervicale.
Cefalea a grappolo.
Difetti di vista: astigmatismo, difetti di convergenza, ipermetropia e miopia non corrette
PUNTI DEL BENESSERE PER LA CEFALEA
I PUNTI DEL BENESSERE PER LA CEFALEA
Se (come indicato nelle figure qua sopra) si premono i punti di agopuntura cinese 1V (Punto Jingming), 7P (Punto Lieque) 4GI (Punto Hegu) e con una pressione decisa per almeno 30-40 secondi, anche alternando i punti l'uno con l'altro, spesso si arriva alla scomparsa del dolore e comunque quasi sempre a una sua notevole riduzione.
L'uso di questi punti può essere associato a varie terapie naturali e può essere attuato sia nei casi acuti, intervenendo quindi se c'è il mal di testa, sia in senso preventivo, praticando la compressione dei punti tutti i giorni almeno una volta.
Un altro punto analgesico da usare in fase acuta, è un punto che va cercato sul lobo dell'orecchio sulla parte esterna. Il punto va cercato, in quanto può essere di volta in volta in zone lievemente differenti.
Bisogna prendere il lobo dell'orecchio con il polpastrello del pollice e premere con l'unghia dell'indice sul lobo dall'altra parte, cercando un punto doloroso alla pressione; quando lo si è trovato si esercita una ritmica, ma progressiva pressione su quel punto a periodi di 8, 10 secondi per un po' di volte; se questo punto è utilizzato nella fase iniziale del mal di testa, può farlo regredire molto bene.
La medicina popolare
Ogni cultura e ogni popolo ha sviluppato metodi interessanti e potenzialmente utili. L'applicazione locale del ghiaccio o comunque del freddo, creando una contrattura dei vasi sanguigni intensamente dilatati e provocando una sorta di anestesia locale, può essere utilissima.
Altre terapie sono: l'applicazione di mezzo limone o di una sua fetta sulle due tempie per un periodo di almeno 20 minuti; l'applicazione di foglie di cavolo-verza sulla fronte e sulle tempie per almeno mezz'ora e l'utilizzo del massaggio locale.
Quest'ultimo ha una doppia funzione: da un lato consente la compressione e il massaggio di molti punti di agopuntura e di shiatsu presenti sulla testa e sul viso, dall'altro mette a contatto due diversi organismi viventi che possono scambiarsi energia riequilibrando quindi gli eccessi o le carenze dell'uno o dell'altro.
In questo senso, infatti, può essere controproducente effettuare massaggi calzando scarpe con suola di gomma, che impediscono la ‘messa a terra’ delle energie elettriche di chi attua una terapia fisica come questa.
CEFALEA ED EMICRANIA
La cefalea è innanzitutto un sintomo e non una malattia. E' un disturbo comune, relativamente frequente, che può essere sia di origine vascolare sia causato da tensione muscolare o altre cause. Il dolore può essere totale, e si parlerà di cefalea, o localizzato in metà testa, e si parlerà di emicrania. Solo la descrizione dei vari tipi di cefalee o emicranie, seguendo la classificazione ufficiale, riempirebbe un ponderoso volume, si parla infatti emicrania a grappolo, vasomotoria, muscolotensiva, premestruale ecc. dal punto di vista omeopatico è invece più interessante conoscere il tipo di dolore, o meglio, la sensazione provata dalla persona, la localizzazione precisa, le modalità di aggravamento o di miglioramento con tutti i sintomi concomitanti. Bisogna inoltre conoscere la tipologia del soggetto e avere la possibilità di effettuare un interrogatorio e una visita appropriati. Chiaramente in un testo che vuol solo persi come consultazione di urgenza si potranno dare soltanto consigli di carattere generale. Occorre sempre ricordare che l' omeopatia è una cura per una persona che ha un certo sintomo o malattia e non per un disturbo in generale sovrapponibile a tutti. Il rimedio che più facilmente darà l'effetto sperato dovrà essere individuato dal medico omeopata che, solo, potrà vagliare tutti i sintomi presenti nel paziente. Dal punto di vista specifico, il miglior approccio terapeutico è quello proposto da Jaques Jouanny nel testo Nozioni essenziali di terapia omeopatica il quale suddivide le cefalee in Nozioni essenziali di terapia omeopatica il quale suddivide le cefalee in: - digestive, - di origine circolatoria, - di tipo diatonico, - da turbe endocrine, - da turbe reumatiche.