per ottenere il benessere di tutto il tuo organismo
e in questo libro Shigeo Haruyama
ti illustra come puoi ottenerla, in maniera agevole.
Il famoso medico giapponese Shigeo Haruyama con i suoi consigli illustra come evitare la malattia e restare in piena salute!
Attraverso una straordinaria metodologia, l’autore fornisce la dimostrazione medica di come il pensiero positivo sia la miglior strategia per raggiungere la salute dell'intero organismo. Il cervello, infatti, cosiddetti "ormoni della felicità", (endorfine)sostanze che non solo sollevano l’umore, ma hanno anche sorprendenti risultati farmaceutici che ci impediscono di ammalarci e permettono di restare in piena salute.
Il dott. Haruyama sfrutta gli effetti positivi delle endorfine per le sue terapie. Una giusta attitudine mentale, unita a un’adeguata attività fisica per il rafforzamento dei muscoli, combinata con una corretta alimentazione, ci consentono di accedere al nostro emisfero cerebrale destro e di aumentare la secrezione degli ormoni della felicità, ottenendo una vita salutare e felice.
La vera medicina consiste nell’evitare la malattia!
È possibile
Possiamo potenziare le nostre innate energie di autoguarigione
Possiamo eliminare lo stress dalla nostra vita
Siamo in grado di contrastare la formazione di radicali liberi
e vivere una vita lunga e piena di energia
La salute del cervello è la condizione fondamentale per la salute ed il benessere di tutto l'organismo. Come ottenerla? Grazie alla combinazione di tre fattori fondamentali: alimentazione, movimento e meditazione.
Il medico Shigeo Haruyama fornisce in questo libro – che in Giappone ha venduto 5 milioni di copie – la dimostrazione medica di come il pensiero positivo sia la miglior medicina per il corpo.
Una giusta attitudine mentale, unita a un'adeguata attività fisica per il rafforzamento dei muscoli e ad un'alimentazione corretta in grado di mantenere giovane il cervello, rappresentano la ricetta per una vita sana e felice.
La forza di questo approccio risiede nella potente integrazione di due discipline: il training autogeno e la respirazione profonda.
Grazie al semplice ed efficace metodo del Dott. Haruyama è possibile accedere all'emisfero cerebrale destro e aumentare la secrezione degli ormoni della felicità , le endorfine, e in questo modo:
- Potenziare le nostre innate energie di auto guarigione;
- Contrastare la formazione dei radicali liberi e l'insorgere di malattie;
- Eliminare lo stress;
- Conoscere meglio noi stessi, le nostre potenzialità e la nostra vocazione.
Anteprima del libro.
Per tutta l’infanzia e l’adolescenza sono stato autorizzato ad assistere mio nonno mentre curava i suoi pazienti. Per questo motivo ero pervaso dalla sensazione che la medicina orientale fosse molto utile nella cura dei disturbi umani.
Ma quando, in seguito, ho studiato la medicina occidentale, ho dovuto constatare che quest’ultima era molto più comprensibile. Essendo una “nosologia”, la medicina occidentale è in grado di spiegare con una certa precisione le cause di una malattia e il decorso della guarigione quando si segue una determinata terapia. Il fatto che, a differenza della medicina orientale, disponga di metodi diagnostici precisi come le radiografie o l’analisi quantitativa del sangue, ha qualcosa di convincente.
Nell’arte medica orientale si lavora invece con antichi concetti cinesi come “pieno e vuoto”, “Qi” o “yin e yang”, che alle orecchie giapponesi suonano antiquati. Inoltre, i fondamenti filosofici della medicina orientale sono difficili da capire. Per esperienza personale, alla domanda su quale dei due orientamenti funzioni meglio posso rispondere che la medicina orientale è superiore per quanto riguarda la guarigione delle malattie del benessere e dei segni di affaticamento; tuttavia, non è in grado di spiegare scientificamente questi effetti e questo è stato il motivo della delusione a cui ho accennato poc’anzi.
Ma allora non è proprio possibile spiegare e dimostrare in maniera esatta i prodigiosi effetti della medicina orientale? Non sarebbe meglio cercare di spiegare questa medicina con i concetti propri di quella occidentale? Sono questi i pensieri che mi hanno indotto a studiare la medicina occidentale alla facoltà di medicina dell’università di Tokyo.
Al termine degli studi volevo aprire subito una clinica che corrispondesse a quanto avevo in mente; infatti, ero ancora fermamente convinto della validità della medicina orientale. Ben presto, però, ho abbandonato questo progetto perché i miei colleghi più anziani me l’hanno sconsigliato. Non avevo ancora esperienza come medico libero professionista e non avevo neppure la più pallida idea di come si gestisse un ospedale, quindi sarei di sicuro fallito. È dunque stato un bene che i miei colleghi mi abbiano fatto desistere dal mio proposito, dato che in fin dei conti nemmeno io ero del tutto sicuro che il progetto avrebbe avuto successo.
I colleghi più anziani mi hanno consigliato di praticare per un po’ la professione medica e di aprire una clinica solo dopo aver acquisito una buona fama. Ho quindi lavorato per alcuni anni in vari ospedali, specializzandomi in chirurgia del tratto digestivo. Nel 1987 ho finalmente potuto aprire la mia clinica, un ospedale generico con 260 letti dotato di tutti i reparti più importanti, come medicina interna, chirurgia, pediatria ecc.
Nella medicina orientale esiste il concetto di mibyo¯ (letteralmente: “non ancora malato”) per definire lo stato di salute immediatamente precedente al manifestarsi di una malattia. Dal momento che lo scopo di questa medicina consiste nell’impedire alle persone che si trovano in questo stato di ammalarsi, nel mio ospedale ci diamo da fare per realizzare detto obiettivo. Invece, al giorno d’oggi in un ambulatorio medico o in una clinica normale non si viene affatto curati se non si è decisamente malati, anche se i medici dovrebbero prima di tutto essere interessati a impedire l’insorgere delle malattie.
A questo proposito desidero portare l’esempio di un paio di casi tratti dalla mia esperienza: il primo è quello di un uomo di ventotto anni che stava per sposarsi. Con i suoi cento e passa chili era piuttosto grasso e la sua fidanzata non ne era entusiasta. È quindi venuto da me per mettersi a dieta. Naturalmente è un lusso potersi permettere un soggiorno in clinica senza essere malati, ma poiché il mio scopo consiste nell’impedire che le persone si ammalino, ero ben contento di esaudire un simile desiderio. L’uomo è stato subito ricoverato e nel giro di due settimane ha perso 15 chili. Quando è stato dimesso pesava quindi un’ottantina di chili.
La cosa ha fatto molto piacere sia a lui che alla sua fidanzata. Ma in realtà quell’uomo, nonostante la giovane età, era piuttosto a rischio a causa del sovrappeso: il suo fegato funzionava male, mentre i valori del colesterolo e dei trigliceridi erano elevati. In termini medici soffriva di disturbi come epatite, pancreatite cronica, ipercolesterolemia e ipertrigliceridemia. Dopo la cura dimagrante nella mia clinica tutti questi sintomi erano spariti.
Quel giovane ha lasciato l’ospedale tutto contento, senza sapere di essersi trovato in uno stato di salute così critico e senza immaginare che la situazione era tornata normale. Per me si è trattato di un risultato ideale, perché avevo impedito il manifestarsi di malattie in un paziente in stato di mibyo¯, dimettendolo sano.
FAVORIRE LA PRODUZIONE DI ENDORFINE
Che tipo di terapia ho prescritto a quel paziente? In poche parole, una tripla confezione di alimentazione, movimento e meditazione. Alimentazione significava molte proteine e poche calorie; movimento significava potenziamento dei muscoli e combustione dei grassi; la meditazione, invece, non prevedeva un esercizio rigido e formale, che sarebbe stato eccessivo per lui, ma significava stare seduto nella stanza da meditazione e praticare il pensiero positivo, mentre nel contempo le sue onde cerebrali venivano misurate. È in questo che consiste generalmente la mia terapia, a cui si aggiunge anche un tipo particolare di massaggio medico che ho sviluppato dalla tecnica orientale dello shiatsu. Con questi interventi riesco a riportare a uno stato di salute i potenziali candidati alle malattie del benessere.
Ho curato nello stesso modo anche una donna di cinquantotto anni che a causa d’insonnia, allucinazioni e depressione stava per cadere in uno stato di malattia psichica.
Una paziente quarantaseienne con un disturbo della funzionalità epatica soffriva di steatosi epatica a causa degli elevati valori dei trigliceridi, pur non essendo affatto grassa. Dotata di pochissimo tessuto muscolare, ma di tessuto adiposo in abbondanza, era per così dire “sottile, ma grassa”. Dopo una terapia ambulatoriale di quattro settimane sia la funzione epatica che i valori del colesterolo erano tornati normali.
Al momento del ricovero, un uomo di sessantatré anni con il diabete e la pressione alta soffriva di offuscamento della coscienza. All’inizio non ho potuto fare altro che iniettargli dell’insulina, che però nel giro di poco tempo sono stato in grado di somministrargli in forma di pastiglie. Oggi non ha più bisogno di questa sostanza. Anche a lui, come agli altri pazienti, ho prescritto la mia “confezione tripla”. In realtà, dietro questi casi di terapia riuscita si cela un segreto: i cosiddetti “ormoni della felicità”, che costituiscono l’argomento centrale di questo libro. Nel cervello umano vengono secrete delle sostanze simili alla morfina che non solo sollevano l’umore, ma hanno anche eccellenti effetti farmaceutici e, tra l’altro, possono contribuire ad arrestare il processo d’invecchiamento e a rafforzare le energie di autoguarigione. Se c’è un’abbondante produzione di ormoni della felicità, gli effetti si fanno sentire non solo sul cervello, ma anche sull’intero organismo, e tutto può volgersi al meglio. Nel mio lavoro terapeutico sfrutto questi effetti positivi.
L’esistenza di queste sostanze era nota da tempo, ma non le si degnava di grande attenzione perché si credeva che non avessero altre proprietà oltre agli effetti analgesici. Tuttavia, negli ultimi tempi la ricerca ha fatto notevoli progressi e ha scoperto che in queste sostanze c’è un enorme potenziale. Quando una persona va in collera e prova un forte stress, il suo cervello secerne l’ormone noradrenalina, una sostanza estremamente tossica (occupa il secondo posto nella classifica dei veleni naturali, dopo quello di serpente). Ovviamente nel cervello questa sostanza viene rilasciata in quantità minime, ma se ci si arrabbia in continuazione e si è sotto stress, questa tossina farà sì che ci si ammali, s’invecchi precocemente e si muoia prima. Non esagero quando affermo che in tutte le malattie c’è lo zampino della noradrenalina, e non mi riferisco solo ai pazienti che si presentano nel mio ambulatorio.
D’altra parte esiste anche un ormone chiamato beta-endorfina, il più efficace degli ormoni della felicità. Ho scoperto che queste due sostanze sono in stretta correlazione. Quando qualcuno ci dice qualcosa e noi abbiamo una reazione di rifiuto che si esprime con le parole «No, non voglio», nel cervello viene rilasciata la noradrenalina tossica. Ma se alla stessa situazione reagiamo con un «Va bene», avremo una secrezione di beta-endorfina. Non c’è bisogno che vi spieghi se è meglio rilasciare noradrenalina o beta-endorfina.
Malgrado l’avversione che possiamo provare per una cosa, se la accettiamo con un atteggiamento positivo e affermativo, nel nostro cervello verranno rilasciate sostanze che fanno bene all’organismo. Per quanto si sia fortunati, nel momento in cui si prova rabbia, odio e infelicità nell’organismo si riversano sostanze nocive. Se invece si accoglie tutto con atteggiamento positivo e si guarda sempre in avanti, ci si mantiene sani e giovani, e si può vivere senza malattie. Inoltre, se si reagisce con repulsione alle esperienze sgradevoli e dolorose, si rilascia noradrenalina. Se invece si esercita la pazienza e si supera la fase difficile, vengono messi in circolo gli ormoni della felicità.
Se un fumatore pensa: «Però fumare fa male alla mia salute » e si fuma la sigaretta con queste sensazioni spiacevoli, il danno sarà doppio. Se invece un amante del tabacco si accende una sigaretta dopo il lavoro e si dice: «Ah, che buona!», secerne ormoni della felicità che attenuano le conseguenze negative del fumo.
Quando mangiamo qualcosa di squisito o facciamo sesso, proviamo una sensazione piacevole, simile a quella che sperimentiamo nello sport, nello studio o al lavoro. E naturalmente proviamo gioia anche quando facciamo qualcosa di buono per gli altri o riusciamo a migliorare un po’ le condizioni del mondo. Così, ciò che conta è il nostro atteggiamento interiore ed è dimostrabile a livello medico che da questo dipende il nostro stato di salute.
GLI ORMONI DELLA FELICITÀ IMPEDISCONO DI AMMALARSI
Gli ormoni della felicità possiedono molte qualità eccezionali: per esempio, alla beta-endorfina è riconosciuta la proprietà di rafforzare le difese immunitarie. Contro le malattie causate da virus o batteri i pensieri, per quanto positivi, servono poco, ma, dato che gli ormoni della felicità rendono più forti le cellule immunitarie, possiamo supporre che queste riescano perfino a sviluppare una resistenza a malattie come l’AIDS.
Capita, infatti, che fra le varie persone entrate nello stesso modo in contatto con un soggetto infetto alcune vengano contagiate e altre no, e anche fra quelli che sono stati contagiati ci sono individui in cui la malattia ha un decorso rapido e finisce per portarli alla morte, se si lasciano prendere dal panico, cercano dappertutto aiuto disperatamente e non vengono curati nel modo giusto. In altri malati di AIDS, invece, la malattia può anche non manifestarsi per anni, se praticano con assiduità e determinazione la meditazione o il Qi Gong. In questo caso si può presumere che tale situazione sia dovuta alle proprietà immunostimolanti degli ormoni della felicità.
Mentre l’AIDS è una malattia che non può essere presa da chiunque, quasi tutti corrono il rischio di essere colpiti da malattie del benessere come i disturbi vascolari o cardiaci.
Anche in questi casi, però, gli ormoni della felicità esercitano effetti positivi sorprendenti. Tutti noi viviamo in una società stressante e quando ci sentiamo molto stressati rilasciamo gli ormoni tossici di cui ho parlato poco fa. Se rilasciati nella giusta quantità, questi ormoni espletano una funzione utile, ma se sono in eccesso, agiscono da vasocostrittori.
Quando i vasi si restringono, la pressione arteriosa aumenta ed è facile che i vasi si ostruiscano. Se la trombosi si verifica nelle grandi vene del cervello, si produrrà un ictus; se invece si ostruiscono i sottili capillari del cervello, si avrà la demenza. Gli ormoni della felicità aiutano a ristabilire lo stato originario dei vasi e aiutano il sangue a fluire facilmente e senza ostacoli. Dal momento che la maggior parte delle malattie del benessere è causata dall’aterosclerosi, gli ormoni della felicità possono anche ostacolarne l’insorgere.
Di recente l’ossigeno attivo e i suoi effetti negativi sulla salute sono diventati argomenti di discussione. Si distinguono due tipi di queste molecole nocive: l’ossigeno attivo che si forma nel nostro metabolismo dall’ossigeno che introduciamo nell’organismo mediante la respirazione e l’ossigeno attivo presente nell’atmosfera. Nell’organismo, l’ossigeno provoca l’ossidazione e l’invecchiamento e danneggia i geni; è considerato il principale responsabile di tutte le malattie e dei processi d’invecchiamento. Dato che nell’organismo si forma comunque ossigeno attivo, per esempio quando corriamo o ci dedichiamo a un’altra attività che comporta un consumo energetico, siamo dotati di sostanze e meccanismi per neutralizzare “l’intossicazione da ossigeno”. In primo luogo dobbiamo citare la SOD, l’enzima superossido dismutasi, che viene sintetizzato nelle nostre cellule. Ma poiché la crescita del cervello ha termine una volta giunti a venticinque anni e la SOD trova carenza di “materiale da costruzione”, la produzione di questo enzima va a poco a poco scemando. A quel punto aumentano i danni prodotti dall’ossigeno attivo o dai radicali liberi, il che provoca un’accelerazione del processo d’invecchiamento e la comparsa di disturbi cronici. Inoltre, poiché vengono secreti ormoni adrenalinici come la noradrenalina, s’incrementa la produzione di ossigeno attivo. Quindi, se si vuole mantenere giovane il cervello, è fondamentale limitare il più possibile la formazione di queste sostanze tossiche.
Negli ultimi anni la ricerca medica ha dimostrato che i danni causati dall’ossigeno attivo sono di minore entità se le cellule cerebrali restano giovani. Dal momento che queste cellule vengono mantenute giovani dagli ormoni della felicità possiamo sconfiggere i nostri più grandi nemici, cioè la vecchiaia e la malattia, assumendo un atteggiamento positivo che ci permetta di rilasciare in continuazione gli ormoni della felicità.
Questi ormoni esercitano inoltre un influsso positivo sull’incremento della memoria, sulla riduzione dell’aggressività nelle relazioni interpersonali, sullo spirito d’iniziativa, sulla resistenza e sulla creatività. Si può dire senza esagerare che lo sviluppo positivo o negativo di una vita umana dipende dalla quantità di ormoni della felicità prodotti. Per questo lo scopo del mio libro consiste nell’illustrarvi, sulla base delle mie esperienze, quali forze sono racchiuse negli ormoni della felicità e come potete stimolarne al meglio la secrezione.
Anche certe droghe fanno parte delle morfine naturali, ma comportano il rischio della dipendenza, cosa che non avviene con gli ormoni della felicità. Le conseguenze negative della tossicodipendenza, sia per i diretti interessati che per la società, sono note a tutti. Eppure, per fare esperienze euforiche non è affatto necessario imboccare la pericolosa via della tossicodipendenza, dato che il cielo ci ha donato gli ormoni della felicità, trasmettendoci così il messaggio che dovremmo poter vivere nella gioia, in salute e giovinezza, e goderci una lunga vita priva di malattie. In un certo senso gli ormoni della felicità sono il premio per tutti coloro che vivono secondo questo orientamento. Nei capitoli seguenti desidero spiegarvi l’aspetto concreto di questa ricompensa.